giovedì 6 aprile 2023

Perdonarsi e perdonare

   La cosa che, da sempre, più mi colpisce negli animali è l'innocenza, la purezza della loro anima.

  Certamente potremmo affrontare la questione da un punto di vista biologico, considerando quindi le differenze che l'organo cervello presenta nelle varie specie, compresa la nostra e le conseguenti varietà comportamentali. Fermo restando che, anche in questa prospettiva, si può solamente parlare di diversità e un confronto, finalizzato a voler stabilire la superiorità di una caratteristica rispetto ad un'altra, non avrebbe alcun senso. Ma i dati scientifici possono solo avere un valore strumentale nella nostra vita e non ci porterebbero da nessuna parte. L'unica guida che conta per noi è quella del cuore e non mi riferisco qui ad una qualche forma di superficiale sentimentalismo.

   Quando Tina ha iniziato a manifestare i segni della sua malattia, sono stata sommersa da una valanga di sensi di colpa che, ancora oggi, a tre settimane dalla sua morte, fanno inaspettatamente capolino nella mia coscienza e in quella del resto della famiglia. Non dovrebbe essere così, si sa, e su questo argomento si potrebbero scrivere fiumi di parole ma non è il mio intento ora. 

    Tina mi ha dato grandi lezioni sull'argomento perdono, per il quale ho speso parte della mia vita per comprenderne il senso più profondo e fare quel salto evolutivo davvero fondamentale. Eh sì, è questo un tema chiave della nostra esistenza e del nostro essere spiriti in viaggio verso la luce. Ma solo quella amabile e, talvolta, buffa quadrupede poteva scuotere la mia consapevolezza, come forse non era mai accaduto prima.

    La mia gatta, a differenza di noi umani, non categorizzava la realtà in bene e male, non formulava alcun giudizio etico o di altro tipo, non aveva la concezione di peccato nè tanto meno era in grado di esperire il senso di colpa. Come lei, tutti gli animali. Questa è innocenza pura. Senza le barriere del giudizio e della morale, tutto il bene possibile fluisce impetuoso come un fiume in piena e l'essere si realizza nella sua totalità, per ciò che davvero è, verso infinite possibilità.

    Tina non provava sensi di colpa quando uccideva un insetto, non avrebbe potuto fare diversamente, perchè programmata dall'istinto, senza possibilità di scelta. Noi esseri umani possiamo decidere se uccidere un ragno o prenderlo delicatamente e spostarlo in un luogo più idoneo per lui e per noi. Si, noi arriviamo ad un bivio e siamo chiamati a decidere, qualora un flash di coscienza ci illumina l'anima, se prendere la prima strada o la seconda, che è quella della consapevolezza e della compassione. Nel secondo caso, oltre all'innocente ragno, ne beneficeremo anche noi della scelta, realizzando quel potenziale dell'essere che, per intenderci, ci rende felici.

    Tina spesso si innervosiva con Leonardo, il micio ultimo arrivato a casa nostra. Passato quell'attimo di insofferenza, espresso con una soffiata o un minaccioso mugolio, ritornava il sereno. Tutto dimenticato e l'indesiderato Leo poteva, un'ora dopo, essere oggetto di una qualche affettuosa leccatina da parte della coinquilina, che non faceva altro che essere fedele a se stessa: un felino che, per quanto addomesticato, conserva pur sempre l'istinto della territorialità, come madre natura comanda. E andava benissimo così. Solo noi "inquilini" umani avremmo potuto avvalerci, semmai, della consapevolezza/responsabilità/potere di realizzare un ambiente domestico il più idoneo possibile per i nostri amati pelosetti. Loro non avrebbero potuto fare di più!

     Tina si accucciava sulle mie gambe incrociate, ogni volta che riuscivo a ritagliarmi del tempo per la lettura o la meditazione. Le sue fusa sfrenate avevano un grande potere per favorire il mio rilassamento ma erano accompagnate da una sorta di impastamento sulle mie ginocchia che, pur essendo protette dai miei indumenti, venivano piacevolmente "sbrindellate" dai suoi aguzzi artiglietti. Se poi mi scappava un colpo di tosse, reagiva con un fermo verso di stizza: probabilmente interpretava come una minaccia il mio sintomo stagionale. Gioiva intensamente per quegli istanti e invitava me a fare altrettanto. Pure mi esortava, inconsapevolmente, a perdonarla per gli inestetici segni che lasciava sulle mie gambe, a mo' di firma, e per le sue sgridate quando il mio linguaggio non verbale le pareva inopportuno! Come avrei potuto non farlo? Manifestava un amore incondizionato nei miei confronti, esprimendo la propria natura felina, che tale è e non può essere diversa. Era pura innocenza.

     Mi ha insegnato a perdonarmi. Perchè, se da un lato è vero che noi esseri umani abbiamo la possibilità di scegliere tra diversi comportamenti, è pur vero che qualsiasi scelta sarà subordinata al grado di consapevolezza e agli strumenti che possediamo nel preciso istante in cui decidiamo. A differenza degli animali, abbiamo un ventaglio più ampio di possibilità, ma le nostre azioni saranno pur sempre conseguenza del nostro grado di evoluzione e non potremo fare diversamente.

    Le lezioni più importanti sul perdono mi furono impartire da Tina negli ultimi mesi della sua vita, quando mi toccò prendermi cura della sua salute. Le visite veterinarie, un paio di flebo che dovetti praticarle, i farmaci omeopatici introdotti nella sua bocca erano momenti di disagio e talvolta di paura per lei. Ebbene sì, temevo che non mi avrebbe perdonata per essere la causa di quei piccoli tormenti, che andavano ad aggiungersi ai malesseri della sua malattia. Non avevo altra scelta per alleviare il suo male, eppure mi sentivo a disagio in quei frangenti, temendo addirittura di incrociare il suo sguardo e di leggere nei suoi occhi la delusione, il dispiacere, il rimprovero nei miei confronti. Invece no, i suoi occhi continuavano a esprimere dolcezza e amore per me, come se nulla fosse accaduto e così la sua anima permaneva in una dimensione di serenità. Lei separava il gesto, da me compiuto, dalla mia persona e forse, in questo senso, senza il peso del giudizio, il perdono non era neppure necessario.

   Tina non ha mai filosofato con me ma ha usato un canale potentissimo per illuminarmi sul perdono: il suo amore incondizionato. Lei mi ha mostrato quanti tormenti possiamo risparmiarci lasciando andare ciò che è stato, poiché il passato non esiste più e  chi ci fece un torto o ci ferì ieri, oggi non è più la stessa persona. E, soprattutto, perchè il perdono è il più grande dono di pace che possiamo fare a noi stessi.


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