lunedì 3 aprile 2023

Vivere pienamente


  La lezione più interessante e utile, che ho imparato da Tina, è quella del vivere pienamente ogni istante.

  L'ho appresa, soprattutto, nelle ultime settimane della sua vita e ho compreso quanta saggezza possano trasmetterci gli animali, tutti gli animali, nessuno escluso, se solo mettessimo un po' più di amore e umiltà nell'osservarli!

  La mia straordinaria pelosetta, da alcuni mesi, si stava avviando gradualmente ed inesorabilmente verso il termine della sua esistenza, nonostante i nostri tentativi di fermare il suo male, oscillando tra la ferma volontà di salvarla e il timore di scivolare in qualche forma inutile e irrispettosa di accanimento terapeutico. 

  Mi tormentava il fatto di non essere in grado di comprendere la sua sofferenza e poter in qualche modo lenirla.

  Osservavo come al suo declino fisico, dovuto ad una insufficienza renale e ad una quasi accertata forma tumorale all'intestino, non corrispondeva la perdita di voglia di vivere. Anzi, più si avvicinava la fine, più sembrava voler godere di quanto di gradito e amabile la vita potesse ancora offrirle.

  Eppure i segnali di sofferenza fisica erano più che visibili: nausea, vomito, disturbi intestinali, malessere, debolezza e chissà quant'altro! La sete non le dava tregua e l'assunzione del cibo era sempre più scarsa e difficile. La perdita di peso non si arrestava e quel corpo morbido e soffice, di qualche anno prima, aveva lasciato il posto alla spigolosità delle sue piccole ossa, che il pelo diradato non riusciva più ad addolcire. 

 Al mio domandarmi quali sensazioni sgradevoli l'assilllassero giorno e notte, si contrapponeva la sua forza ad andare avanti, giorno per giorno, come se nulla fosse, gioiendo di tutto quanto era sempre stato per lei motivo di felicità: i nostri sguardi, le attenzioni, le coccole, le passeggiate outdoor con me, le visite dei nostri parenti e amici. Le sue fuse immediate a quei momenti erano per noi di grande conforto ed incoraggiamento. Si, proprio così: era lei che ci assicurava e dava forza!

  Nelle ultime settimane le zampette posteriori iniziarono a divenire deboli e instabili, rendendole arduo scendere e salire dai nostri letti, dal divano, dalle scale e persino percorre una manciata di metri. Eppure era deteminata a perseverare nelle sue abitudini, come se nulla fosse. Percepivo con grande stupore quel suo vivere nel momento presente, così difficile per noi umani, sopraffatti dai rimpianti per il passato e dalle inquietudini per il futuro. Mi mettevo nei suoi panni e immaginavo me stessa alla prese con una prognosi infausta, ossessionata dagli  oscuri dettagli di una via crucis che mi avrebbe attesa. Non era così per Tina, che viveva l'istante, libera dai fantasmi del dopo. La osservavo nei suoi passi incerti e difficili: ognuno di essi era un momento di serenità, completamente indipendente e noncurante di come sarebbe stato il prossimo. E così, passo dopo passo, andava avanti. Per me sarebbe stato impossibile, pensavo!

 Quando poi il suo corpo cedeva, si fermava e mi guardava serafica, facendomi comprendere che non poteva più saltare ma dovevo sollevarla, che non poteva più scendere le scale ma dovevamo prendere l'ascensore o che la nostra breve passeggiata avrebbe potuto farla in braccio a me...

  Non dimenticherò mai l'ultimo giorno che la vidi ancora attiva. Era stata una giornata davvero ingrata per lei. La dissenteria l'aveva sfiancata ed era necessario pulirla frequentemente durante la giornata, con brevi e delicate abluzioni, che accettava di buon grado, così come la seduta di agopuntura che avevamo in programma per quel giorno. Nonostante la debolezza, avevamo fatto pochi passi nell'area verde davanti a casa, rincorrendo gli ultimi raggi dorati di un sole calante dietro ai tetti, quasi un malinconico presagio. La sera sul tardi si portò lentamente davanti all'ingresso di casa, per esprimere un desiderio che io conoscevo molto bene da anni: la passeggiata in cantina. Arrivammo a destinazione con l'ascensore ma il suo passo era sorprendentemente deciso e trasmetteva entusiasmo. Una voglia di vivere non scalfita dalla sofferenza, un desiderio di assaporare ogni istante che le veniva ancora concesso. Fui sorpresa nel vederla mangiare con gusto gli "snack" che ultimamente le lasciavo a disposizione in quel luogo della casa, uno dei tanti espedienti per far sì che si nutrisse il più possibile.

   La mattina dopo ci fu l'ultimo tentativo di bere dal rubinetto, come desiderava fare, oltre che dalla ciotola e dalla fontanella. Non ce la fece e si accasciò. L'adagiammo su di un fianco nel nostro lettone che, il giorno seguente, divenne il suo letto di morte. Rimase cosciente fino alle nove e mezza del mattino, ancora con la sua voglia di vivere e di godere delle persone che l'amavano. Lo sguardo iniziava a perdersi nel vuoto ma ad ogni mia carezza rispondeva con le sue delicate fusa, esprimendo riconoscenza verso di noi e verso la vita. Poi un sommesso miagolio, lei che con i "miao" si era sempre espressa poco e, ancora meno, durante la malattia. Fu il suo ultimo saluto - e chissà quant'altro volesse comunicarmi - prima del coma.  

   E' noto il significato del "vivere qui e ora". Con Tina ho fatto esperienza della profonda radice di questa saggezza.




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