Tina

 

 

  15 agosto 2009. Per le strade assolate e deserte di Cuneo si aggira spaventata una gattina. I suoi occhioni dolci e imploranti attirano l'attenzione di un'anima gentile che la raccoglie consegnandola al gattile. Alla nuova arrivata viene dato il nome di Assunta, davvero adatto al lei in più di un significato.

  E infatti non rimarrà neppure un giorno nel luogo dove avrebbe potuto, forse, passare il resto della sua vita. Poche ore dopo il suo arrivo conquista il cuore di una donna che si era recata per un'adozione di un gattino di pochi mesi. Non dimenticherò mai le parole di Graziella: "Avevamo già deciso di adottare il gattino ma quando vidi Assunta, appena arrivata al gattile e ancora dentro un trasportino, provai una grande tenerezza per quella creatura che, con i suoi occhi dolcissimi e smarriti, sembrava alla ricerca disperata dell'affetto di una famiglia. Non potei fare a meno di ascoltare il mio cuore e, senza pensarci su, la  portai a casa con il piccolo." Il nome Assunta tramutò in Tina, passando per Assuntina.

  Un mese dopo, per varie circostanze, Tina entra a far parte della nostra famiglia, la terza e ultima sua famiglia. Tornerà da Graziella un paio di volte, in occasione delle nostre vacanze. 

  Sarei tentata di affermare che Tina era una gatta speciale, ma sarebbe questa una visione che ho superato, soprattutto grazie a lei. Tutte le creature sono speciali e il non saper cogliere la meravigliosa unicità di ciascuno è un limite della nostra consapevolezza, è l'incapacità di scorgere la profonda natura di ogni essere. Con Tina ho colto l'essenza dell'amore incondizionato, ho visto la perfezione nell'imperfezione, ho ricevuto lezioni sul perdonarsi e il perdonare, ho compreso che per trovare quello che disperatamente cercavo era sufficiente fermarmi e semplicemente osservare e ascoltare, senza giudizio. I suoi grandi e verdi occhi erano in grado di trasmettere tutto questo. Bastava solo indugiare nel suo intenso e vibrante sguardo.

  Mi sono sempre chiesta - e con me anche Graziella - da dove arrivasse Tina, quale famiglia l'avesse vista crescere e forse anche nascere e come accadde che finì sulla strada in una giornata di Ferragosto. Forse, presa dalla curiosità di giovane gattina, era uscita dalla propria casa e poi, impaurita da qualcosa, si era smarrita? Forse si era trovata in stato di abbandono per qualche fatalità capitata al suo o suoi compagni umani? O, peggio ancora, era di troppo per qualcuno che aveva deciso che le ferie sono più importanti dell'amore puro di un angelo pelosetto? Probabilmente le sue origini rimarranno per me un mistero. Mi piace immaginare che qualcuno l'abbia accolta nella propria vita con amore e con l'intenzione di un "per sempre". A supporto di questa ipotesi, il fatto che fosse sterilizzata e in ottime condizioni.

  Comunque sia lei, è entrata nella mia vita e in quella dei miei famigliari e davvero non voglio credere al caso. Per me tutto ha un senso e trova collocazione nel progetto esistenziale che ognuno di noi si porta, a corredo, al momento della nascita. 

  E' incredibile quanto possiamo imparare dagli animali. Tina ha rafforzato in me questa consapevolezza che, nel corso della mia vita, è andata sempre più consolidandosi. Se solo noi umani riuscissimo a far cadere quella corazza di presunzione, arroganza e illusioni dell'ego, saremmo in grado di ricevere grandi insegnamenti dai nostri fratelli di specie diversa. Loro sono pura autenticità, scevri da quelle sovrastrutture, di cui tanto noi ci vantiamo ma che in realtà sono trappole e ostacoli, che ci impediscono di comprendere chi siamo veramente e di  realizzarci pienamente.

  Qualche tradizione buddhista vuole che anche in un animale possa albergare lo spirito evoluto di un bodhisattva, allo scopo di aiutare una persona o un'intera popolazione ad evolvere. E' questo un pensiero che custodisco nel mio cuore. Ora che Tina non è più con noi.


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